Il karate (空手 lett. “mano vuota”) è un’arte marziale nata in Giappone, nelle isole Okinawa.

Le Origini del Karate

Karate è uno dei più vecchi e più efficaci modi di autodifesa/combattimento conosciuti dall’uomo. E’ un’arte di combattimento senza armi; così come un’eccellente sistema di conseguimento di buona salute fisica e di disciplina mentale. La storia vuole che le origini del Karate siano strettamente legate al monaco indiano Bodhidharma, conosciuto anche sotto il nome giapponese di Daruma, fondatore della setta contemplativa del Buddismo chiamata Dhyana (conosciuta più tardi in Giappone con il nome di Zen). Bodhidharma sviluppò una serie di esercizi fisici , basati soprattutto sulla respirazione, atti a rafforzare gli arti molto provati dalla lunga meditazione. Queste tecniche furono alla base d’un metodo di combattimento conosciuto in Cina con il nome di Shao-Lin-Kempo. Fino alla sua morte il monaco insegnò ai suoi discepoli le tecniche che aveva messo a punto per conservare la salute e soprattutto per giungere all’unione del Corpo e dello Spirito. E’ per quest’ultimo aspetto che l’apporto di Bodhidharma fu decisivo per l’orientamento futuro che presero le arti marziali. Egli affermò che Corpo e Spirito sono nozioni inscindibili e che la Verità non può essere raggiunta al di fuori di questa unione. Per la prima volta un’arte marziale viene definita come un mezzo per arrivare ad uno stato spirituale ed in ciò possiamo considerare la dottrina di Bodhidharma come la base di tutte le arti marziali. Dal punto di vista tecnico il metodo del monaco indiano appare come la sintesi delle usanze guerriere locali e delle teorie indiane sull’arte della guerra. Dal momento della scoperta dell’aspetto spirituale il buddismo Zen fu un vero e proprio veicolo per la diffusione delle arti marziali, e soprattutto peri metodi che si praticavano senza l’ausilio di a armi o solo con un bastone, unica arma che potevano possedere i monaci durante le peregrinazioni. Dopo la morte di Bodhidharma i monaci di Shao-Lin-Su si divisero soprattutto a causa delle numerose invasioni che il monastero dovette subire. Alcuni di essi si mise ad insegnare lo Shao-Lin-Kempo ma ben presto questo perse il suo originale aspetto spirituale per limitare la sua essenza ad un sistema di difesa. Lo scopo primario fu riscoperto dai giapponesi allorché lo Zen penetrò nel XII secolo nell’arcipelago giapponese fino a giungere ai guerrieri Samurai. Le origini del Karate giapponese Moderno risalgono ad Okinawa. Durante il governo del Re Shohashi nel 1429, egli unificò le isole di Okinawa sotto il suo regno e bandì tutte le armi. Questa proibizione diede un grande impeto alla popolazione alla pratica del combattimento a mani-nude, conosciuta come Okinawan-te, per la difesa personale. Di seguito, nel 1609, le isole Okinawa furono conquistate dai Giapponesi (Shomazu). Come conseguenza del rifiuto di aiutare Shimazu, egli proclamò il divieto delle armi nella regione. Durante questa era l’arte del combattimento a mani-vuote diventò popolare e molti attrezzi d’uso comune vennero abilmente convertiti in armi, ad esempio il Nunchakus, Tonfa e il Sairano. Grandi maestri di Okinawa furono Kenwa Mabuni (fondatore dello Shotoryu), Gichin Funakoshi (fondatore dello Shotokan) e Chojun Miyagi (fondatore dello Goju Ryu). Nel 1879, le isole Ryukyu divennero provincie giapponesi e il Karate venne portato in Giappone dai maestri di Okinawa intorno al 1900.

Lo Stile Shotokan

Funakoshi fu anche fondatore dello Stile Shotokan, che basa l’efficacia delle proprie tecniche su agili spostamenti e attacchi penetranti. Egli intese e insegnò il karate come “sistema di disciplina interiore” capace di condizionare tutti gli aspetti della vita dei praticanti, denominato più precisamente karate-dō. Da allora il karate si è diffuso in gran parte del mondo, subendo anche cambiamenti discutibili che – secondo alcuni – lo hanno allontanato dallo spirito originale voluto dai suoi fondatori. Il più grande ringraziamento che il praticante possa elevare è diretto ai maestri che insegnano a comprendere quest’arte e svelano, passo dopo passo, il , la “via” è molto più della tecnica, è un lento e misterioso cammino dell’essere verso la propria perfezione, il proprio compimento.Ogni scuola di karate tradizionale sintetizza per i propri allievi i principî morali che devono guidare la pratica e che ne costituiscono i fondamenti.

Il Kata

Il Kata è una serie di movimenti pre-determinati che consistono in tecniche di difesa e di attacco in una particolare sequenza. Ogni movimento e tecnica nel kata sono studiati con elementi adatti e selezionati per circostanze di reale combattimento. I Kata sono sviluppati e scientificamente perfezionati nel corso del tempo dai maestri del Karate. Il Kata viene praticato da soli contro un’avversario immaginario. Il Kata serve per sviluppare una buona postura, esecuzione delle tecniche e concentrazione mentale. Ogni passo del Kata necessita di essere analizzato e compreso prima che possa essere utilizzato nella vita reale. Esso è composto da strategie di combattimento per scoprire differenti parti del corpo dell’avversario per attuare tecniche di attacco. Nel Karate, il Kata inizia sempre con una tecnica di difesa piuttosto che una di attacco. E’ un’arte di auto-difesa e nel caso di attacco è il migliore metodo per sfuggire. Fino a poco tempo fa i Kata venivano tenuti segreti e non praticati in pubblico. Nel passato i Kata venivano insegnati solo dai Maestri a gruppi di studenti di fiducia. Molti antichi Kata sono andati perduti con i loro segreti e nel tempo il Kata è diventato parte fondamentale nella pratica del Karate.

Il Kumite

Nei tempi antichi il Karate era usato per combattere nemici armati, con tecniche di attacco mortali. Nei tempi recenti è diventato un metodo di combattimento senza un pieno contatto. Durante il combattimento è necessaria una fiducia reciproca tra i partecipanti, in quanto ogni attacco ai punti vitali è vietato; ciò nasce dalla moralità giapponese delle arti marziali. Il combattimento può essere suddiviso in un combattimento libero in forma di allenamento e il yakusoku kumite (combattimento programmato). Nel yakusoku kumite gli studenti vengono istruiti ad eseguire tecniche di difesa e offesa con movimenti programmati e ritmati mentre nel combattimento libero i movimenti non sono pianificati. Il kumite viene insegnato per risolvere con adeguata tecnica e forza le situazioni che vengono a crearsi durante un combattimento.